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Aflatossine nel mais sotto accusa i mangimisti


In Friuli, dove i favorevoli ed i contrari agli ogm sono da tempo ai ferri corti, il mais è di nuovo finito nella bufera, ma stavolta non c’è finito il mais biotech, bensì quello convenzionale, contaminato da aflatossine.

IL RISCHIO AFLATOSSINE
Le aflatossine, micotossine sicuramente cancerogene, sono prodotte da funghi patogeni che penetrano nelle lesioni provocate alla pianta e alle cariossidi del mais dalla larva della farfalla Piralide. La loro presenza di in quantità oltre i limiti di legge rende inutilizzabile la granella di mais come mangime per gli animali. Le aflatossine possono infatti percorrere la catena alimentare fino a raggiungere l’organismo umano.

MANETTE E SEQUESTRI IN FRIULI
Il Consorzio Latterie Friulane, alcuni suoi dipendenti e vari allevatori e produttori di latte, sono stati accusati di aver lavorato il latte, pur sapendo che i valori delle aflatossine erano molto superiori ai limiti di legge. In manette è finito Rino Della Bianca, 60 anni, di Tricesimo, responsabile dell’approvvigionamento del latte per il Consorzio friulano dagli allevatori della zona. Latte arrivato anche alla trevigiana Latteria Soligo, per la quale il Consorzio aveva imbottigliato 3.500 bottiglie.
I carabinieri dei Nas hanno posto sotto sequestro oltre 19 mila litri di latte, di cui 7 mila e 400 destinati all’alta qualità, con valori fuori soglia di aflatossine, pronti per essere commercializzati. Secondo quanto appurato nel corso delle indagini il latte avrebbe sforato di cinque volte il limite massimo di aflatossine.
In Friuli un caso simile era scoppiato già un anno fa. Il presidente del consiglio direttivo e legale rappresentante del consorzio Cospalat del Friuli, la segretaria amministrativa, il responsabile degli autisti del consorzio, una consulente esterna, le due socie del laboratorio di analisi Microlab di Amaro, erano stati arrestati per aver distribuito in Veneto, Toscana, Umbria, Campania e Puglia del latte friuliano contaminato da aflatossine.

MAIS CONTAMINATO, COSA FARNE?
Da qualche anno a questa parte una quota importante del mais convenzionale risulta contaminato da aflatossine. ll Ministero della salute in una nota del 16 gennaio 2013, ha prescritto che il mais contaminato debba essere incenerito o avviato al biogas in accordò con l’autorità competente, nella fattispecie il servizio sanitario regionale. Alcune Regioni del Nord hanno siglato un protocollo di intesa per l’impiego del mais contaminato negli impianti di biogas. Molti critici però eccepiscono l’insensatezza di devolvere, in un Paese dove il cemento nel secolo scorso ha coperto metà della pianura Padana, molti degli spazi fertili ancora rimasti alla produzione di elettricità.

L’ARMA SPUNTATA DEGLI INSETTICIDI
I “mezzi agronomici tradizionali” sono scarsamente efficaci per evitare la proliferazione delle micotossine nel mais, per cui è necessario ricorrere agli insetticidi che però non sono in grado di controllare l’infezione, soprattutto se l’annata è caratterizzata da un clima caldo e umido. Ed inoltre l’uso di insetticidi, in piccola o grande quantità, non è mai positivo per l’ambiente.

LATTE “TAGLIATO”
Queste sono cose stranote agli addetti ai lavori, come è stranoto che alcuni mangimifici ricorrono al mais importato, quasi tutto ogm, per “tagliare” il mais italiano inquinato ed alcuni caseifici miscelano il latte inquinato con latte nella norma per abbassarne il contenuto patogeno. Pratiche illecite ma, stando ai si dice, in uso.

LA STRADA DEGLI OGM
Un rimedio magari non risolutivo, ma certamente efficace, contro la Piralide ci sarebbe: numerosi studi hanno evidenziato che nei mais Bt, cioè con transgeni che codificano una proteina anti-Piralide, le concentrazioni di micotossine sono molto più basse che nelle varietà convenzionali, ma, come è noto, una larga parte degli “opinion maker” e dell’opinione pubblica, con motivazione poco scientifiche e molto ideologiche, è ostile alla coltivazione del mais biotech e costringe le Istituzioni nazionali e regionali a legiferare di conseguenza. A noi non resta che rimanere in attesa di tempi migliore, quando sarà forse possibile un approccio più pragmatico all’emergenza aflatossine nel mais.

GLI AMBIENTALISTI DOVE SONO?
Stupisce il comportamento degli ambientalisti, sempre pronti a denunciare i presunti pericoli del mais biotech, ed invece assolutamente silenti in questo momento, in cui si è manifestato un pericolo non presunto, ma reale.

Lodovico Actis Perinetto, presidente Cia Piemonte