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A cosa serve l’accordo sul Moscato?


Il 21 aprile del 1979 nella sede del Consorzio dell’Asti si firma il primo accordo interprofessionale normativo ed economico per il Moscato d’Asti e l’Asti Spumante.
Lo scopo è di realizzare una programmazione articolata della
produzione delle uve, con l’obiettivo prioritario di raggiungere l’equilibrio tra la produzione e le esigenze di mercato, e di concorrere al miglioramento dello standard qualitativo (Giusi Mainardi-Storia del Consorzio per la tutela dell’Asti).
In quegli anni non c’era ancora la D.O.C.G. Da quella data sono passati 35 anni e 35 “accordi”. Per la vendemmia 1994 entrano in vigore le regole della Denominazione d’Origine Controlla e Garantita la cosiddetta D.O.C.G.
Da allora cosa è servito l’Accordo interprofessionale?
Sino alla fine del secolo scorso tra le altre cose serviva a tassare i cosiddetti “liberi” di una trattenuta per pagare le spese di stoccaggio alle Cantine Sociali che facevano da deposito all’industria.
Con l’arrivo dei cosidetti cobas e scomparsa questa trattenuta, ne serviva un’altra per tenere in piedi la Produttori Moscato d’Asti Associati che utilizzava questi soldi per la promozione del Moscato d’Asti passato dai 5 milioni di bottiglie del 2000 agli oltre 25 milioni di questi ultimi anni.
Negli ultimi due anni anche per valorizzare i vigneti nei Sorì.
Se scompaiono queste trattenute per l’Assomoscato e per i Sorì, a cosa e a chi serve ancora l’accordo?
Sono ormai diversi anni che il prezzo stabilito in paritetica non viene rispettato dalla parte industriale. Le rese stabilite servono più per incrementare le scorte che per una reale necessità di vendite.
Ma allora a cosa serve ancora questo accordo sul Moscato?

Giovanni Bosco
presidente Coordinamento Terre del Moscato